‘U-July 22’ di Erik Poppe, regista norvegese in concorso alla Berlinale 2018, è un film che parla di una tragedia dimenticata, avvenuta sette anni fa sull’isola di Utøya, a nord di Oslo, dove il 22 luglio del 2011 il terrorista di estrema destra Anders Breivik uccise 69 giovani tra i 12 e i 20 anni e ne ferì altri 110, di cui 55 in maniera grave. I ragazzi si trovavano lì per un campus estivo organizzato dal partito Laburista norvegese. Contemporaneamente, nel centro di Oslo, un’autobomba esplodeva nel quartiere Regjeringskvartalet, dove si trovano i palazzi del governo. Morirono otto persone, mentre altre 209 rimasero ferite. Si tratta di uno dei più gravi attentati terroristici della storia europea e il più grave mai avvenuto in Norvegia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La tragedia di Utøya è stata raccontata nel film, accolto a Berlino da una standing ovation, che ha sottolineato l’importanza di questa storia, difficile da reggere fino alla fine. Il regista ha dichiarato che ha voluto raccontare come l’estremismo fascista può portare alla pazzia una mente già molto disturbata come era quella di Breivik. La brutalità di quello che successe quella mattina d’estate nel campo estivo dei giovani attivisti del partito socialdemocratico, massacrati dall’estremista radicale di destra Anders Breivik è asciutta, raccontata con i mezzi del documentario. Camera in spalla e dialoghi, scene, dettagli basati fedelmente sulle testimonianze dei sopravvissuti.
Il regista ha anche commentato come la tragedia in Norvegia sia stata velocemente dimenticata, anche da media nazionali: “È incredibile, ma dopo un anno in Norvegia nessuno ne parlava più. Mentre in TV veniva trasmesso principalmente materiale riguardante il carnefice al processo, delle 77 vittime, ragazze e ragazzi e bambini, non si sente una parola da anni”.