La nuova vita cinematografica di Carlo Verdone (e delle sue donne) | Giornale dello Spettacolo
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La nuova vita cinematografica di Carlo Verdone (e delle sue donne)

Ilenia Pastorelli e Maria Pia Calzone sono le protagoniste femminili della divertente commedia 'Benedetta Follia' di Carlo Verdone, scritta da Nicola Guaglianone e Menotti.

La nuova vita cinematografica di Carlo Verdone (e delle sue donne)
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Marco Spagnoli Modifica articolo

6 Gennaio 2018 - 13.08


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Provate ad avere successo e a mantenerlo per cinque anni…beh, pensate: “lui ci riesce da quaranta…

Una frase con cui l’attore Chris Rock spiega l’unicità del lavoro di Woody Allen nel documentario sul regista newyorkese diretto da Robert B.Wiede per la serie American Masters. Una considerazione che si applica perfettamente anche Carlo Verdone che in quattro decadi di carriera ha influenzato come pochissimi altri autori e registi, il nostro immaginario collettivo e – in fin dei conti – le nostre vite con un successo tanto meritato, quanto capace di evolversi nel corso del tempo incontrando generazioni differenti di spettatori. Un risultato ottenuto divertendo, intrattenendo, ma anche facendo pensare e talora commuovendo grazie a personaggi, spesso, fragili, irrisolti, spesso, malinconici e sempre dotati di una profonda umanità e compassione.

Un lavoro attento, curato, positivamente maniacale da parte di un artista che è sempre stato un uomo di un grande rigore, prima ancora che un artista impegnato nel raccontare le sue storie con ironia e leggerezza.

All’alba del 2018, grazie alla collaborazione con gli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Menotti (Lo chiamavano Jeeg Robot), il suo ultimo film intitolato Benedetta Follia prodotto da Luigi e Aurelio De Laurentiis segna un nuovo capitolo della carriera dell’attore e regista romano per eccellenza, dando vita ad un film divertente, ironico, un po’ folle e disordinato, a tratti perfino commovente.

Un progetto che, dal punto di vista cinematografico, equivale a sottoscrivere una menzione d’onore al coraggio di Verdone, che alle prese con un nuovo team di collaboratori, esplora qualcosa di completamente nuovo e inatteso per tutti, a partire, senza dubbio, da lui stesso. Un modo per fare un primo passo in direzioni ancora sconosciute con una storia in cui lo vediamo nei panni di un uomo lasciato dalla moglie per un’altra donna, la cui vita viene sconvolta dall’incontro con una ragazza molto più giovane di lui, che lo aiuterà a trovare la sua strada, grazie ai siti di incontri, ma anche grazie ad una ritrovata umanità. 

Una serie di situazioni paradossali porteranno il protagonista a confrontarsi con qualcosa di completamente inatteso che lo travolgerà (anche in maniera positiva) e che, di conseguenza, andrà a toccare anche il pubblico, sorpreso da queste nuove energie e da una direzione diversa rispetto al recente passato. Una scelta intelligente che porta l’autore ad uscire fuori dalla sua comfort zone e a misurarsi con una commedia tenera e sexy, velaramente irriverente e addirittura visionaria, grazie ad un’evidente quanto originale citazione de Il Grande Lebowski dei Fratelli Coen, mescolata con la grazia elegante dei segmenti di musical diretti da Antonello Falqui negli anni Sessanta e Settanta per trasmissioni diventate oggi di culto come Studio Uno e alcune edizioni di Canzonissima.

“Guaglianone e Menotti mi vedevano in un negozio di arte sacra e mi hanno spinto in una storia in cui torno a confrontarmi con le donne che sono le mie sparring partner perfette.” Spiega Carlo Verdone “I film con protagoniste femminili sono quelli che mi sono sempre stati più congeniali: Maledetto il giorno che ti ho incontrato, Perdiamoci di vista, Io e mia Sorella, Sono pazzo di Iris Blond hanno consentito di esplorare l’universo femminile seguendo diversi punti di vista. In questo caso sono molto grato alle attrici del mio film Ilenia Pastorelli, Maria Pia Calzone, Francesca Manzini, Paola Minaccioni, Elisa D’Eusanio e Lucrezia Lante della Rovere perché hanno dato tutte loro stesse in un racconto delicato e insolito. In genere ho sempre mostrato delle mie coetanee: qui, invece, ho voluto confrontarmi con una ragazza più giovane che veniva dalla periferia per creare un grande contrasto che mette in difficoltà il mio personaggio, dando vita a tante situazioni comiche e a diversi intrecci nel racconto.”

La presenza femminile, il rapporto di coppia cercato, la carica vitale ed energica di una ragazza diversa dalle altre, consentono a Verdone di raccontare qualcosa di più rispetto al recente passato: “Volevo arrivare al termine del film raggiungendo un momento di pacatezza e leggerezza. Sono molto affezionato al finale in cui si vede una Roma bellissima… un omaggio alla mia città, come spero possa tornare presto ad essere. E’ un lavoro lunghissimo quello che si dovrebbe fare su Roma: purtroppo vedo che le cose vanno un po’ a rilento e questo non è un bene perché la mia è una città molto importante, il biglietto da visita dell’Italia. Io l’ho voluta fare ‘bella’, sono stufo di leggere del degrado. Lo so che c’è, lo vedo, ma io l’ho voluta raccontare così: un po’truccata, e sempre affascinante.”

Come è stato lavorare con un “Mostro Sacro” come Verdone con cui sia Guaglianone che Menotti sono cresciuti da fan e oggi ci si ritrovano da professionisti? I due sceneggiatori spiegano di avere accolto con grande entusiasmo l’invito a collaborare con il grande regista e di essere rimasti colpiti dal suo attaccamento al lavoro e dal suo impegno “Carlo Verdone è un uomo che si dedica con amore e con passione alla creazione di un film. E’ presente in ogni dettaglio, in ogni scelta e adora immergersi completamente a quello che fa. Quando noi gli citavamo a memoria le scene dei suoi film diceva ‘ma voi siete pazzi’ e noi rispondevamo: “Almeno tre generazioni di persone sono pazze di te e sono cresciute citando le battute del tuo cinema.”

Un lavoro importante quello di Guaglianone e Menotti che amando il cinema di Verdone hanno provato ad innovare nel solco di una “tradizione” o – come si dice oggi anche per Star Wars – del canone narrativo di questo regista autore di una trentina di film.

Quando i due lo chiamano “Maestro”, però, Verdone si schermisce: “Ma quale Maestro…confesso di iniziare ad avvertire i primi segni di una certa fragilità nel lavorare sui miei film. Ho la stessa paura di sempre e sento, ogni volta, di dovere ricominciare daccapo, perché il pubblico ti può perdonare un errore, ma dopo un paio di film sbagliati ti rispedisce a casa. Benedetta follia è un lavoro che ho preso, come sempre, con molta determinazione e impegno. Del resto questo è il percorso naturale di un attore: sono in una fase della mia carriera dove non mi posso più permettere certe cose, ma posso farne altre.”

Ilenia Pastorelli, che dimostra ancora una volta di essere una brava attrice dal talento naturale ed istintivo e che nonostante una grande e talora, forse, ‘ingombrante’ bellezza, mostra sempre una patina di vulnerabilità e di seducente normalità, in questo film trova un’alchimia perfetta con Verdone:“Sono cresciuta non solo con i film di Carlo, ma anche con un grande manifesto di Viaggi di Nozze che per anni e anni è rimasto davanti a casa mia perdendo lentamente il suo colore.” ricorda Ilenia Pastorelli “Mentre vedevo il suo volto scomparire piano piano dal poster, pensavo a quanto il suo cinema abbia fatto bene a tante persone come me, portando serenità e divertimento a tutti. Sono grata a Carlo Verdone: per il grande lavoro fatto insieme, ma, soprattutto, per quello che ha fatto per tutto il suo pubblico che lo segue da quando ha iniziato.” 

 

 

Benedetta Follia è in sala dall’11 gennaio

 

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