Sono pochi i film che riescono a fotografare un’epoca in modo nitido raccontandone atmosfere, mode, manie e tematiche sociali. Sono ancora di meno quelli per i quali è sufficiente un’inquadratura e poche note di un brano per fare riemergere dalla memoria dei ricordi indelebili.
“La febbre del sabato sera” diretto da John Badham con un John Travolta semiesordiente in grande spolvero e le musiche dei Bee Gees in sottofondo è uno di questi. Impossibile dimenticare il mitico completo bianco, con gilet, pantaloni a zampa di elefante e camicia nera aperta sul petto, che Tony Manero-Travolta indossa nell’iconica scena di ballo del film in coppia con Stephanie Mangano-Karen Lynn Gorney, sulle note avvolgenti di “More than a woman” dei Bee Gees.
Era il 16 dicembre del 1977 quando ‘Saturday Night Fever’ (‘La febbre del sabato sera’) uscì nelle sale americane diventando in poco tempo un successo mondiale segnando un’epoca e favorendo una rivoluzione nel costume, un cult per la generazione di riferimento e per quelle a venire. E’ stato anche il film che ha lanciato John Travolta da idolo “locale” delle teenagers per le sue performance teatrali e televisive a divo internazionale con tanto di candidatura all’Oscar regalando altresì ai Bee Gees una nuova stagione di gloria.
La colonna sonora della pellicola infatti firmata dai fratelli Gibb e composta per lo più da loro brani (“Stayin’ Alive”, “How Deep Is Your Love”, “Night Fever”, “More than a woman”, “You Should Be Dancing”) vendette oltre 40 milioni di copie in tutto il mondo, diventando una delle colonne sonore più vendute di tutti i tempi (a quel tempo, prima della pubblicazione di Thriller di Michael Jackson era il disco più venduto di sempre) e si mantiene tuttora nella top ten degli album più venduti della storia discografica.
A 40 anni dal suo esordio, il film torna ora al cinema e sarà in programmazione per tutto il mese in cento sale. La pellicola è quella restaurata in 4K l’anno scorso presso i laboratori Technicolor e Deluxe da Paramount e dal regista che la diresse e che ha effettuato il lavoro di riedizione partendo dal negativo originale e rimasterizzando il missaggio del suono in modo da restituire allo spettatore la qualità della irresistibile e travolgente colonna sonora.
La «Febbre del sabato sera» surriscaldò il termometro della generazione di quel periodo a cui non parve vero di appropriarsi della notte e del divertimento in tempi cupi dominati da violenze e paura (erano i cosidetti Anni di piombo) e abbandonarsi così al rito del ballo fra le luci variopinte delle discoteche che nascevano dappertutto come funghi sulla scia del leggendario “Odissey 2001”, il locale dove si esibivano i protagonisti italoamericani della storia e la cui pista, realizzata appositamente per il film, è stata venduta a giugno dopo anni di gloriosa carriera, per 1,2 milione di dollari. .
Nel nostro paese quella ondata di musica e spensieratezza contribuì a cambiare il clima che si viveva dando il la all’edonismo di massa e al ritorno del privato, che si sarebbero verificati negli anni a seguire. Tutto questo, anche se nella realtà della vicenda, il film, presentava conflitti e problemi seri (emigrazione, l’uso di sostanze stupefacenti nelle discoteche, la violenza sessuale e fra bande) dietro lo scintillio delle luci stroboscopiche.
Sullo sfondo di una New York capitale del mondo, per Tony Manero che vive a Brooklyn e fa il commesso in un negozio di vernici sognando Manhattan per fuggire dal degrado della periferia il ballo è uno strumento di riscatto morale e sociale. Ma il messaggio irresistibile della musica guidato dal falsetto di Barry, Robin e Maurice Gibb divenne più forte di tutto.
Sono passati 40 anni, John Travolta con quella camminata ballerina e la pizza in bocca è entrato nell’olimpo delle celebrità ed è uno degli attori più apprezzati e popolari di Hollywood, il film è entrato a far parte della National Film Registry che lo ha definito “storicamente e culturalmente significativo” e la febbre del sabato sera è ancora alta. Altissima.
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