Quanto possono essere affidabili i documentari sui grandi personaggi che la storia ha perduto? Persino quelli prodotti ‘in vita’ degli artisti risultano spesso falsati, deformati, concentrati su alcuni dettagli e non su altri. Per questo Tom Volf ha deciso di provare a lasciar scegliere all’artista stessa cosa avrebbe raccontato per descriversi, e si è affidato alle sue parole, rintracciate nel tempo tra carte, lettere, registrazioni.
Quando Maria Callas ha finito di cantare ‘Casta Diva’ dalla Norma di Vincenzo Bellini, applausi a scena aperta nella sala Sinopoli dell’Auditorium, come se la mitica soprano fosse proprio lì ad ascoltarli.
É l’effetto del bel documentario ‘Maria By Callas’ di Tom Volf, presentato alla Festa di Roma e che arriverà in sala con la Lucky Red. Un film che arriva a 40 anni dalla morte della mitica cantante lirica e che rivela le sue fragilità, le contraddizioni e, soprattutto il suo grande amore, l’unico per lei, per Aristotele Onassis.
Un amore che diventa odio, come si legge in una sua lettera inedita proposta nel documentario, quando scrive dell’armatore greco, ormai legato a Jackeline Kennedy, “è un gran porco” e ancora, rivolta ad entrambi:”ve la farò pagare”.
In ‘Maria by Callas’, ricco di immagini inedite, fotografie, registrazioni private, lettere e filmati d’archivio del dietro le quinte degli spettacoli, tutto è come fosse raccontato dalla stessa soprano in prima persona. Ne esce fuori una donna con molti rimpianti, su tutti quello di non aver avuto una famiglia, fragilità e momenti di profonda depressione.
E questo raccontando una vita in cui sono passati personaggi come Marilyn Monroe, Alain Delon, Yves Saint-Laurent, J.F. Kennedy, Luchino Visconti, Winston Churchill, Grace Kelly e Liz Taylor.
Una delle fonti primarie del regista è stata Nadia Stancioff, la migliore amica della Callas, che una volta le disse:”se dovessi morire prima di te, voglio tu dica a tutti chi ero davvero”.
“Ci ho messo quattro anni per mettere insieme tutto il materiale trovato in tutto il mondo – spiega il regista -. È stata un’impresa raccogliere materiali che contenessero unicamente le sue parole. E questo per fornire poi al pubblico un’intima immersione nel suo personaggio. Abbiamo studiato ben 400 lettere forniteci anche dai suoi amici in tutto il mondo come dal suo maggiordomo e cameriera che erano un po’ la sua famiglia. Tutti comunque – continua – ci hanno fornito il materiale volentieri quando hanno capito che volevamo fare su di lei un lavoro onesto e privo dei soliti pettegolezzi”.
Certo spiega ancora Tom Volf “abbiamo volutamente trascurato il suo rapporto difficile con la bilancia o le sue crisi nervose, anche perché la nostra intenzione è sempre stata quella di fare un film con le sue sole parole, dal suo punto di vista”.