Si sa che non bisogna mai fare i conti senza l’oste, o dire gatto se non lo si ha nel sacco, o comunque seguire tutta questa serie di ragionevoli e saggi modi di dire.
Ma la curiosità fa parte dell’animo umano, così come la tentazione di tifare una parte o scommettere su un candidato piuttosto che su un altro: ed ecco perché una classifica dei possibili vincitori di Venezia di quest’anno è stata già compilata, sulla base di voci di corridoio e recensioni varie.
Niente da prendere troppo sul serio forse; ma è anche vero che in ogni storia si nasconde un fondo di verità.
Quindi, ecco il Totoleone di questa 74/a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
Ci sono in testa due film che hanno messo d’accordo tutti, pubblico e critica: Three Billboards outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh e The shape of water di Guillermo Del Toro.
Ma, a parte questa parziale certezza, in un’edizione di altissima qualità sono ben pochi i film che si possono escludere a priori.
E così, mancando solo quattro film all’appello (‘Mektoub, my love: canto I’ di Abdellatif Kechiche; l’italiano ‘ annah’ di Andrea Pallaoro; il cinese ‘Angels wear white’ di Vivian Qu e ‘Jusqu’a la garde’ di Xavier Legrand), il ventaglio dei possibili candidati ai premi maggiori si estende sicuramente all’israeliano Foxtrot; al documentario Human Flow; a The Insult e Suburbicon. E gli italiani? Sulla carta, ad oggi, possibilità solo per Ella & John di Paolo Virzi e nella categoria attori (su tutti Donald Sutherland).
Intanto Three Billboards, un capolavoro a firma di Martin McDonagh che ha incantato il Lido. Una dark comedy da Oscar con protagonista Mildred Hayes (McDormand) che noleggia tre cartelloni pubblicitari sui quali piazza tre messaggi contro il ‘fermo indagini’ sulla morte della figlia. Da qui tutta una serie di infiniti sviluppi dei personaggi per raccontare la provincia degli States tra razzismo e omofobia. Tra i candidati alla Coppa Volpi sia la McDormand che Sam Rockwell che veste i panni di Dixon, poliziotto immaturo, violento e mammone.
Stesso incanto per The Shape of Water, favola-musical di Guillermo Del Toro. Un capolavoro di musica, mistero, fumetto noir e sentimenti che guarda già di diritto al Palmares veneziano come agli Oscar. Per la Coppa Volpi in corsa la protagonista muta Sally Hawkins, l’unica capace negli Stati Uniti del 1963 di comunicare con un misterioso uomo pesce rinchiuso in un laboratorio di massima sicurezza.
Foxtrot di Samuel Maoz, già Leone d’Oro nel 2008 con Lebanon, pur essendo un film forse imperfetto e multistrato, è stato amato da critici e pubblico. Di scena i temi della coincidenza, del destino e del lutto. Tutto inizia con una porta di casa che si apre e una donna, Dafna, che sviene alla vista di non si sa chi. In realtà dietro quella porta ci sono dei militari che le annunciano la morte del figlio Jonathan in guerra.
Diverso il caso di Human Flow di Ai Weiwei, a firma del noto artista e dissidente cinese alle prese con un documentario che racconta il fenomeno dei rifugiati in oltre venti paesi del mondo. Il film, che non ha convinto tutti, ha dalla sua sicuramente il tema che potrebbe pesare molto sul giudizio della giuria.
The Insult di Ziad Doueiri racconta di una banale lite durante il restauro di un edificio, tra un libanese di fede cristiana e un palestinese. Inizia un lungo processo che metterà a confronto palestinesi e libanesi cristiani.
Suburbicon di George Clooney, infine, commedia-thriller scritta dai fratelli Coen, ci porta nel 1959, nel caramellato quartiere di Suburbicon, dove gli americani difendono la loro identità bianca alzando muri. Arriva una famiglia di colore, i Meyers, e tutta la comunità va in subbuglio.
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7 Settembre 2017 - 11.56
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