50 Sfumature brilla al Box Office.
di Marco Spagnoli
@marco_spagnoli
I primi dati del Box Office internazionale confermano il successo di 50 sfumature di nero interpretato – ancora una volta – da Jamie Dornan e Dakota Johnson, diretto da un vero regista come James Foley, autore, in passato di interessantissimi film indipendenti come Americani e – soprattutto – A distanza ravvicinata.
Le recensioni assai critiche, uscite sul film sono tutte abbastanza fedeli alla realtà del film. Favola zuccherosa a tinte forti, con momenti sadomaso e situazioni erotiche che fanno il verso levigato al cinema anni Settanta (Bertolucci anyone?), 50 sfumature di grigio è un’altra favola scritta per Milf, donne deluse, insoddisfatte e cuori solitari. Trovare e ‘domare’ un ragazzo bellissimo e ricchissimo e soffrire per lui, addomesticandolo ai piaceri dell’amore e del sesso senza (troppa) violenza.
Un prodotto di marketing confezionato sulla falsariga di un’altra favola e – quindi – di un archetipo. Se il primo film era uscito – ironia della sorte – in coincidenza con la Cenerentola live action diretta da Kenneth Branagh, qui, invece, ci troviamo dinanzi ad una versione de ‘La bella e la bestia’ dove solo l’orrore di guardare negli occhi il mostro, consente alla dama di spezzare l’incantesimo maligno.
Una doppia coincidenza il fatto che questo film esca in contemporanea con un altro film Disney dedicato a La Bella e la bestia e con Split di M.Night Shyamalan, altra favola nera
dove la prigioniera solo mostrando le sue ferite riesce a salvarsi dal mostro.
Scagliarsi contro Cinquanta sfumature di nero è tanto inutile quanto dannoso al mondo che ci circonda. Una favola destinata ad un pubblico femminile (quello che ancora oggi va in massa al cinema) con un’eroina affascinante che per la sua normalità riesce a piacere anche alle donne. Un prodotto che, in verità senza troppe velleità, si propone per essere quello che è, andando ad allargare il suo pubblico, giocando sulla provocazione e sul comunque restare un film leggero e indolore.
In attesa del prossimo film che – come annuncia la sequenza post titoli di coda – arriverà a San Valentino 2018, ecco che maltrattare queste 50 sfumature significa lasciarsi sfuggire l’occasione di vedere un prodotto sofisticato e raffinato nelle sue immagini e, al tempo stesso, reso ‘popolare’ dalle tematiche affrontate come il sesso, l’amore, la rivalità tra donne, la possibilità di ‘salvare’ un ragazzo ricchissimo. Ingredienti che hanno già fatto funzionare il romanzo e che sublimano questo racconto a dimensione di favola postmoderna dove i materiali promozionali puntano piu’ sull’elegante mistero che sul sesso ripetuto e – talora – anche ‘estremo’.
Un film tutt’altro che esaltante con momenti di stanca e dialoghi adolescenziali che merita grande attenzione e visione per la sua capacità di serializzare al cinema una sensualità che, forse, funziona commercialmente più se condivisa con le amiche e malcapitati fidanzati che su uno schermo personale.
Ed è in questo elemento l’intelligenza produttiva cinematografica: avere fatto di una storia intima e privata un evento globale in grado di divertire e – speriamo – scandalizzare in nome di quella che è una storia d’amore interpretata da una grande attrice che, a differenza di tante gatte morte hollywoodiane, è anche una vera donna tanto imperfetta quanto irresistibile.
Se non un’esperienza cinematografica esaltante (cosa che assolutamente non è) 50 sfumature è un’esperienza sociologica interessante, perché è una sorta di sintesi primaria di bisogni e ambizioni universali.