di Marco Spagnoli
@marco_spagnoli
Esce in agosto ad illuminare una stagione estiva 2016 generalmente avara di ‘grandi’ sorprese un piccolo grande film dalla vocazione family in grado di commuovere lo spettatore per il suo essere un racconto di formazione che gioca su più piani narrativi.
Un racconto molto classico nell’impianto, ma dall’impasto moderno che non lesina emozioni e sorprese e che, grazie alla sua semplicità, raggiunge velocemente il cuore e il cervello degli spettatori di tutte le età come nella migliore tradizione Disney.
Remake del film – minore – di quaranta anni fa uscito in Italia con il titolo di ‘Elliott, il drago invisibile’ , questa versione riscritta e diretta da David Lowery è un intelligente fusione di elementi differenti: dalla storia del cucciolo abbandonato che viene trovato da un altro cucciolo più grande di lui che se ne prende, però, comunque cura, alla rilettura del personaggio di Tarzan, ad una storia di magia che diventa racconto di formazione e che – come tutte le favole – lascia ai bambini un po’ di coraggio e di speranza in più.
Interpretato da Robert Redford, Bryce Dallas Howard, Karl Urban e Wes Bentley, intorno al piccolo Oakes Fegley il film racconta di un centro rurale degli Stati Uniti ai bordi di una foresta dove, di tanto in tanto, qualcuno ha incontrato un drago.
Una leggenda di paese diventata un cliché per spaventare bambini cui quasi nessuno dà davvero credito. Anche se gli eventi dimostreranno che certe storie antiche hanno radici ben piantate nella realtà che lo si voglia o meno.
Un bambino in macchina con i suoi genitori in una zona sperduta non troppo lontano, infatti, dopo un incidente che uccide sul colpo la madre e il padre, sopravvive per sei anni nei boschi grazie all’aiuto e all’affetto di un gigantesco drago tanto giocherellone quanto pasticcione, ma anche efficace nel suo essere temibile per gli altri animali.
L’incontro fortuito con la civiltà genererà paure e sconvolgimenti nelle vite felici dei due improbabili amici, ma – alla fine – farà scoprire al bambino e al drago il segreto di un’amicizia indissolubile nonostante il tempo e la Natura che deve fare il suo corso.
Pur con forti richiami visivi a tanti film che conosciamo da La storia infinita a Dragon Trainer, Il Drago Invisibile trova la sua forza in una costruzione realista o pseudo tale da cinema indipendente con attori come Robert Redford e Bryce Dallas Howard protagonisti di quella che resta una favola senza tempo ed un apologo sul rapporto e l’alleanza tra animali ed esseri umani.
Con una colonna sonora che propone perle come il Leonard Cohen di So Long, Marianne. il film ricalca perfettamente i classici film family Disney e la loro storia di rispetto e amore per la Natura, al netto di effetti visivi avanzatissimi.
La forza della novità sta proprio nella sua classicità e nel suo essere un racconto senza tempo con la quasi totale assenza di cellulari e computer, a fronte di una celebrazione dello spirito umano, dell’amicizia e – soprattutto – nella possibilità che la ‘magia’ si concretizzi davvero nella nostra vita.
A colpire per la sua novità e ad indicare nuovi orizzonti narrativi per un genere altrimenti un po’ esausto, è l’ottima dose di humour che pervade il racconto in un’altalena continua di momenti divertenti ed emozionanti.
Un film inatteso e – caso rarissimo – un remake non solo migliore dell’originale arrivato fuori tempo massimo già all’epoca, bensì più strutturato e complesso nel suo messaggio e nella sua costruzione a dispetto di una linearità di racconto semplice e disarmante.
Un piccolo gioiello che dimostra come la tecnica mista di animazione e live action non debba essere solo appannaggio di Fantasy o SFX, ma anche di film più semplici in cui la magia delle immagini diverta pubblici molto ampi, facendo del genere family puro qualcosa di più di una melassa dolciastra e rendendolo, invece, avvincente nel suo raccontare avventure molto dirette senza quelle venature violente e dark di cui l’abuso ha, spesso, stancato il pubblico.
Un buffo drago da vedere, nonostante la sua invisibilità durante la narrazione.