Toni Servillo, parlando al Teatro Piccolo Arsenale nel corso del primo degli incontri con gli artisti invitati al 44esimo Festival di teatro della Biennale di Venezia, ha detto “Senza nessuna polemica, non credo nella mistica delle prove come momento più bello. Per me il momento più bello è quando incontro un pubblico. Capisco di più di un testo quando è sottoposto allo sforzo, all’avventura di tante recite davanti a un pubblico”. Una frase che Servillo ha fatto precedere da un ragionamento sul tema della ‘vocazione’, prendendo spunto dall’insegnamento di Louis Jouvet, cui è ispirato il nuovo lavoro del premio Oscar. “Pur essendo affascinato dalla figura di Jouvet, che è stato maestro e padagogo – ha osservato -, io non sono maestro per vocazione.
Devo avere l’obiettivo della messinscena, dell’incontro con il pubblico. Per questo non ho mai fatto tanti spettacoli, ma tante repliche. Uno spettacolo deve avere una lunga tenitura”.
