Il 2016 promettente del Cinema italiano

Piccola guida alla rivoluzione che sta avvenendo [Marco Spagnoli]

Il 2016 promettente del Cinema italiano
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6 Luglio 2016 - 13.32


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di Marco Spagnoli

Il cinema italiano si riunisce, ancora una volta, a Riccione, ma – dall’ultimo appuntamento di Sorrento – sembra essere passato un tempo molto più lungo.

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Non si tratta, solo, dei record di Checco Zalone, del successo di pubblico e di critica di film come Perfetti Sconosciuti, Lo chiamavano Jeeg Robot, Veloce come il vento e La pazza gioia (solo per citare i casi più emblematici), ma di un cambiamento più marcato e profondo di cui, senza dubbio, è bene prendere definitivamente atto.

Un nuovo Star SyStem

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Innanzitutto, sono nati, fortunatamente, dei nuovi attori e delle nuove attrici: Ilenia Pastorelli, Marco D’Amore, Matilda De Angelis, Luca Marinelli e Elean Radonicich sono la prova del grande talento, fascino e capacità degli interpreti del nostro cinema, spesso, affaticato da cast troppo simili tra loro.

La creazione di un nuovo Star System non ha niente a che fare con dello sterile divismo da serata con il “generone romano”. Avere uno Star System significa agire direttamente sull’immaginario del pubblico e creare le condizioni per un cinema in linea con i nostri tempi e con le aspettative del pubblico di oggi, capace di divertirsi e di commuoversi e di premiare, quanto ci crede, i film italiani in maniera importante.

Gli attori e gli attrici sono l’espressione di un’industria sana, in cui la comunicazione passa per storie e volti e non attraverso formule e slogan. L’identificazione anche aspirazionale è ciò che serve ai film per ‘restare’ e diventare non l’oggetto di un consumo mordi e fuggi, ma parte di un sistema articolato di sfruttamento, in virtù anche del supporto, mai scontato, dei media.

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Altri registi e sceneggiatori

Non si tratta di un ricambio generazionale: quello che serve al cinema italiano è piuttosto un ampiamento delle proprie vedute e possibilità narrative in un gioco di crescita settoriale. La dicotomia tra autori e commedie è finita. Non serve, non ha senso, non aiuta. Il cinema di genere è la soluzione per conquistare più spettatori e sfondare il plafon dei sette milioni di returning customers: film come Jeeg e Veloce come il Vento hanno portato nuovi spettatori al cinema. I tentativi di andare a pescare nuovi talenti nel mondo degli Youtubers, francamente, lascia un po’perplessi e in attesa dell’esordio dei Jackal in una storia di fantascienza ambientata a Napoli, ecco che altri tentativi di clonazione di quello che accade gratis sul web, sembrano avere avuto, alle volte anche ingiustamente come nel caso di The Pills, il fiato corto.

Nuovi registi e nuovi sceneggiatori come Nicola Guaglianone, Menotti, Gabriele Mainetti, Edoardo De Angelis, Pif, Sidney Sibilia, solo per citare quelli che abbiamo visto da poco o vedremo entro dicembre, servono ad arricchire un parterre in cui tanti altri cineasti stanno seguendo strade nuove e importanti sul piano dell’originalità e del cambiamento.

Internazionalizzazione

La sfida più importante del cinema italiano passa da qui: sulla capacità di scrivere e realizzare storie che vadano in direzione diversa rispetto al passato e che possano avere una visibilità all’estero non solo sul piano dei Festival, ma anche delle vendite internazionali e del rapporto con il pubblico: la vendita di film come quello di Virzì in decine di territori, la vendita del diritto di remake sia de La Pazza gioia che di Perfetti sconosciuti; l’uscita in Giappone di alcuni film italiani sono tutti ottimi segnali beneauguranti di un processo che è all’inizio con nomi come quelli Sorrentino, Garrone, Moretti, Bellocchio, Tornatore che sono una garanzia di qualità.

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Non bastano, però, gli onori: bisogna ‘fare i soldi’ e guadagnare posizioni, perché il pubblico italiano, alle volte, si accorge della forza di alcuni nostri film solo quando questi ottengono successo anche altrove. L’internazionalizzazione significa non solo avere ritorni dall’estero, ma consolidare la market share italiana nell’equilibrio perfetto, come direbbe Carlo Freccero, tra audience e reputation, il binomio alla base di qualsiasi successo.

Il fattore napoli

Solo questa estate Napoli ha otto set aperti: dai Fratelli Manetti ai già citati Jackal, dalle nuove produzioni di quel coriaceo genio di Gaetano di Vaio ai Falchi di Toni D’Angelo prodotto da Gianluca Curti; la città di Gomorra è, senza dubbio, al lavoro per il riscatto sociale sfornando talenti e produzioni di registi, produttori e cast differenti con, da un lato, la platea italiana ed internazionale affascinata dal crime, dall’altro l’impegno di nuovi talenti che, però, possono vantare nomi e volti entrati nell’immaginario del pubblico: da Valeria Golino a Luisa Ranieri, da Massimiliano Gallo ai vari artisti venuti fuori dalle serie Tv, il cui retroterra affonda solide radici nella scuola teatrale napoletana viva, vegeta e autarchicamente in costante rinnovamento.

I nuovi produttori: Marco Belardi fa la parte del leone

Alessandro Cannavale e Pierpaolo Verga, rispettivamente produttori di Vieni a Vivere Napoli e di Indivisibili,

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sono tra le new entry da tenere d’occhio, insieme, ovviamente alla Goon di Gabriele Mainetti, ma – senza dubbio – il vero ‘Golden Boy’ del 2016 è Marco Belardi che grazie all’accoppiata Virzì – Genovese si conferma come un produttore dallo sguardo attento e ‘generoso’ “Il nostro è un lavoro difficile” spiega Belardi “Puoi dare l’anima, ma non sempre riesci ad ottenere i risultati che ti sei prefissato. Il successo fa piacere, ma bisogna restare sempre con i piedi per terra. Sono felice, però, di avere ottenuto risultati importanti con film che appartengono al cinema che, come spettatore, amo di più e che vorrei fare ancora.”

Lotus produce per Medusa Chi l’ha acciso? Omicidio all’Italiana di e con Maccio Capatonda e il nuovo film di Paolo Genovese “Un’altra bellissima idea.” Dice Belardi che annuncia anche l’accordo per due film tra lo stesso Genovese e Gabriele Muccino per tre lavori insieme tra cinema e televisione; l’opera prima di Simone Spada Hotel Gagarin, una coproduzione tra Italia e Armenia, abbiamo, poi, altri progetti per il 2017 tra cui il nuovo film di Paolo Virzì con cui ho un accordo per altri lavori dopo La pazza gioia. Per quello che riguarda la televisione, con Raffaella Leone stiamo producendo Immaturi per la regia di Rolando Ravello; Colt una serie basata su un soggetto di Sergio Leone per la regia di Stefano Sollima e I beati paoli tratto dal celebre romanzo d’appendice sulla nascita della Mafia che avrà come Showrunner Giuseppe Tornatore.”

Marco Belardi osserva “È un momento molto importante e denso di impegni. Stiamo facendo di tutto per riuscire a fare un buon lavoro. Presto annunceremo altri tre film, perché la cosa che mi interessa di più è potere trovare nuovi autori e registi. Senza nuovi talenti non si va da nessuna parte: senza lo scouting diventa tutto più difficile.” Riguardo al momento attuale del cinema italiano, il produttore conclude “La sceneggiatura e le storie sono al centro del racconto: è finito il tempo dei cast e dei film barzelletta. Le ‘facce’ non danno più garanzia dell’entrata sicura del pubblico. Oggi gli spettatori vogliono una narrazione adeguata ai nostri tempi e anche se ancora questa consapevolezza non appartiene in pieno ai distributori, il nostro impegno va in questa direzione abbinando nuovi talenti a grandi storie.

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È da qui che passano il futuro del cinema italiano e la sua internazionalizzazione, perché l’epoca dei Cinepanettoni e dei film basati sul marketing terra – terra è finita per sempre. Il nostro lavoro è quello di entrare nel mercato internazionale anche collaborando a produzioni internazionali come DreamWorks Lionsgate.”

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