La presentazione del libro del critico cinematografico Gianni Canova, Quo chi? Di cosa ridiamo quando ridiamo di Checco Zalone? (Sagoma Editore), è stata per il comico pugliese l’occasione per un vero e propeio show.
Imita il suo concittadino Nichi Vendola, sfotte bonariamente Al Bano Carrisi, e fa continue battute sui baresi, incluso se stesso. Poi dal pubblico arrivano le prime domande:
“Ciao Checco — si alza Andrea, un volontario del Salone, prescelto dal comico come “quello con la barbetta” — io so che ti sei laureato in giurisprudenza all’Aldo Moro di Bari…». Zalone, fulmineo: «Sì, anche io lo so». Andrea, impassibile: «Perché non hai deciso di andare avanti per quella strada?”.
Il comico si fa serio: “Avevo fatto un provino a Milano, allo Zelig, proprio mentre stavo per andare fare pratica in uno studio legale. Ma Gino e Michele mi hanno proposto un contratto.
Andavo avanti e indietro in treno fra Bari e Milano, chiedendo i soldi per il biglietto a mio nonno, finché al cabaret non mi hanno staccato un assegno da 3 o 4 mila euro. Per me, 8 anni fa, erano tantissimi. Iniziava un’avventura. Ma, certo, il sogno potrebbe finire e io potrei andare a fare l’avvocato”.
Poi si alza una ragazza: “Parlo a nome delle duemila persone là fuori che non sono riuscite a entrare: hai mai pensato che tutto questo è un po’ troppo per te? Hai mai pensato di abbandonare il cinema?”. «Ma se ho solo 30 anni! Ho fatto appena quattro film — trasecola lui —. Fammi fare un po’ di reddito, no?”.
Ancora dai suoi fan: “Ci canti una canzone?” chiede per tutti una ragazza. E lui: “Senza cachet non riesco. Datemi almeno qualcosa in nero” implora, ma è già alla tastiera a cantare Angela, dalla colonna sonora del suo primo film, Cado dalle nubi.