Bambole, bambolotti e pupazzi letali o indemoniati popolano spesso gli incubi degli spettatori di horror. Dalla bambola del diavolo (1936) alla perfida marionetta che prende il controllo del ‘suo ventriloquo’ in Incubi notturni (1945) ma anche, fra gli altri, il pupazzo meccanico di Profondo rosso; Forca /Fats, ‘cattiva coscienza’ di legno di un mago ventriloquo in Magic; il pel di carota Chucky, animato dallo spirito di un serial killer; la ‘bambola che uccide’, il malvagio Bad Pinocchio o l’inquietante Annabelle.
Una nuova variazione sul tema la propone William Brent Bell con il thriller – horror dalle atmosfere gotiche The boy, in sala dal 12 maggio con Eagle Pictures. Protagonista ‘umanà è Lauren Cohan, che resta fedele al ‘generè, essendo già fra gli interpreti della serie ad alta presenza di zombie, The Walking Dead. In The boy è Greta, giovane americana che per allontanarsi da un ex compagno violento accetta un lavoro come tata nella campagna inglese per una ricca e anziana coppia, gli Heelshire (Diana Hardcastle e Jim Norton). Si ritrova però in un mistero sempre più cupo e sconcertante quando scopre che Brahms, il bambino di otto anni di cui deve prendersi cura, è in realtà un pallido bambolotto di porcellana a grandezza naturale.
Occhi intensi e sguardo severo, Brahms, dagli abiti di tweed e seta ai pasti, dal bagno alle coccole, è trattato dai genitori come se fosse il loro vero figlio, scomparso 20 anni prima in un incendio. Quando i due coniugi partono per una ‘vacanzà, Greta trascura il decalogo di cure previste per Brahms (fra i punti, cantargli una canzone, leggergli una favola, non coprirgli mai il viso nè lasciarlo solo). Il bambolotto però non la prende bene… Il regista si diverte a rendere omaggio ai classici del genere, soprattutto agli horror gotici della Hammer, ma fatica, soprattutto dopo il colpo di scena principale, a tenere il timone di una storia che cede spesso a toni grotteschi e tragicomici o a soluzioni facili.
Più originale lo sguardo sulla protagonista: una donna ferita dalla violenza e dalla paura che deve ritrovare consapevolezza di sè. «Volevo proporre una classica storia in una casa infestata – ha spiegato Bell nelle note di produzione -. La trama è incentrata sui personaggi, stratificata e sottile, ma allo stesso tempo The Boy è terrificante. Accadono tante cose insieme, ed è insolito per un film horror. Volevamo creare una storia senza tempo e spero ci siamo riusciti».