Il bacio di Cotroneo ad un cinema nuovo

Un prodotto nuovo per il cinema italiano destinato ai ragazzi, ma in grado di parlare agli adulti.

Il bacio di Cotroneo ad un cinema nuovo
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26 Marzo 2016 - 09.50


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Un bacio di gioventù di Marco Spagnoli
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@marco_spagnoli

C’era una volta il bacio di Rostand e il suo essere un apostrofo rosa ed ancora prima, tra i baci celebri, non bisogna dimenticare quello del tradimento di Giuda o più recentemente “l’ultimo” della bugia Mucciniana per eccellenza raccontata nel film omonimo del 2001.

Il bacio è, da sempre, il centro di una storia d’amore: il traguardo mai raggiunto, il punto di partenza di un viaggio che, alle volte, non finisce mai o che, purtroppo, termina troppo presto lasciando qualcosa di non detto e di non vissuto tra rimpianti e nostalgie.

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Ivan Cotroneo prende spunto dal suo romanzo intitolato appunto Un bacio per esplorare un racconto adolescenziale che pur mantenendo l’idea di un Jules et Jim di provincia e più in linea con i nostri tempi, gioca con gli archetipi per un racconto destinato ai ragazzi, ma comprensibile anche per gli adulti e non solo per quelli in grado ancora di ricordare gli adolescenti che avrebbero voluto essere.

Un film moderno e stiliscamente originale, in cui Cotroneo prosegue la sua ‘poetica’ di sceneggiatore di serie di successo come La mamma imperfetta e Tutti pazzi per amore, inserendo l’inaspettato e l’imprevedibile in un racconto di provincia.

Luci di adolescenza, visioni di fantasia in un racconto di una ragazzina a sé stessa dove tutto è possibile, perfino i pudori e le remore di un’età che sbocca tra ormoni e incomprensioni, dove tutto è assoluto e, apparentemente, senza un domani, che, poi, invece, arriva sempre.

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Lorenzo, Antonio e Blu (quest’ultima è una ragazza anche se il nome non lo lascia immediatamente indovinare) sono compagni di scuola che non hanno niente in comune se non l’essere considerati da tutti gli altri degli ‘sfigati’.

Questa storia di ‘underdog’ di provincia porta lo spettatore in una dimensione di racconto di felicità: non c’è niente di essere meglio che amici contro gli altri per stare bene con sé stessi.

Ma qui c’è qualcosa in più della sindrome di Pat Garrett e Billy The Kid: Cotroneo complica le cose nel gioco delle coppie. Lei non ama lui, l’altro ama lui, lui ama lei non riamato, mentre lei ha una storia (e ti pareva…) con uno più bello, più grande, più ricco, ma anche più…

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Ed è questo gioco di complicazioni in una vita non lineare, con un racconto che può perfino essere considerato paradossalmente ed esclusivamente a lieto fine, che Cotroneo inserisce il tema di diversità e di accettazione. Degli altri, di sé stessi, dell’essere o del non essere gay, dell’essere o non essere degli outcast, degli emarginati, degli esclusi di una vita di provincia dove tutto ciò che è sempre uguale è destinato, inevitabilmente, a finire, e male, in un’epoca di inquietudine come la nostra.

Prodotto da Indigo Film, la Factory alla base del successo di autori come Paolo Sorrentino, Andrea Molaioli, Peitro Marcello e Giuseppe Capotondi, il film di Ivan Cotroneo è un prodotto interessante per la sua capacità di essere cinema di genere, destinato soprattutto a ragazzi e teen ager, in grado di parlare con leggerezza di quei fatti di cronaca affrontati da quelle inchieste, che volendo essere ‘veriste’, restituiscono allo spettatore l’errata convinzione di potersi trovare “al sicuro”.

Cosa che ovviamente non è, perché Un bacio non è racconto di sesso, di droga, di disperazione urbana, ma è piuttosto un apologo, peraltro brillante, sulle ragioni del sangue. Di quello che scorre nelle vene insieme all’adrenalina dell’adolescenza, di quello che si versa per amore, per odio, per rabbia; di quello che si raggela dinanzi alla crudeltà e alla violenza.

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Un bacio è anche una storia di sangue nuovo del cinema italiano con tre attori sconosciuti e bravissimi: Rimau Grillo Ritzberger, Valentina Romani, Leonardo Pazzagli in grado di restituirci uno sguardo originale e non stereotipato sui ragazzi di oggi.

Un film importante per il mercato italiano, perché apre strade nuove per il racconto del presente, lontano dagli stereotipi della commedia di cui i teenager sono, in genere, personaggi secondari, o del presunto cinema d’autore e depressione, in cui sono protagonisti e vittime dei mali del mondo.

Un racconto dove non ci sono buoni e non esistono cattivi, in cui il genere consente a Cotroneo di giocare con i personaggi e di raccontarci in maniera giovanile e fresca quello che, forse, già sappiamo, ma che non abbiamo capito mai fino in fondo. Una storia d’amore e desiderio, una storia di speranza e disperazione che si intrecciano in un film disturbante dove tutto, grazie allo sguardo della ragazza protagonista che è anche narratrice, è estremo ed assoluto come quei sedici anni che, per fortuna, non durano tutta una vita anche se molti pensano che le cose vadano diversamente.

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Solo gli eroi restano giovani e belli, agli altri, come nel caso di questo film, “tocca vivere” nel migliore dei casi o, come più spesso capita, al massimo, sopravvivere.

Soprattutto a sé stessi.

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