Addio a Carlo Di Carlo, stretto collaboratore di Pasolini

È morto in seguito a un'inesorabile malattia, all'età di 77 anni, il regista Carlo Di Carlo. Con lui scompare un altro pezzo della memoria di Pasolini. [David Grieco]

Addio a Carlo Di Carlo, stretto collaboratore di Pasolini
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19 Marzo 2016 - 18.18


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di David Grieco

È morto ieri in seguito a una inesorabile malattia, all’età di 77 anni, il regista Carlo Di Carlo. Scompare con lui, purtroppo, un altro pezzo importante della memoria di Pier Paolo Pasolini. Perché Carlo Di Carlo è stato forse il più importante aiuto regista che il cinema italiano abbia mai avuto. Prima con Pasolini (“Mamma Roma”, “La ricotta” e “La rabbia”) poi al fianco di Michelangelo Antonioni per trent’anni abbondanti, esperienza che si tradurrà prossimamente in un’autobiografia di Michelangelo Antonioni. È un libro che si preannuncia davvero straordinario. Lo pubblicherà la Cineteca di Bologna, a cui Carlo Di Carlo ha affidato, in extremis, il suo personale archivio cinematografico di inestimabile valore.

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Carlo Di Carlo è stato anche uno dei più importanti testimoni pasoliniani. Negli anni in cui hanno lavorato insieme, Pier Paolo andava a prendere Carlo tutte le mattine all’alba in Viale Trastevere davanti al Cinema Reale per portarlo sul set. Amava molto quel giovanotto bolognese e la sua passione accecante per la settima arte. Lo ha amato al punto da accettare di registrare ogni mattina, su un magnetofono Geloso, il diario della lavorazione di “Mamma Roma”. Quelle registrazioni, Carlo Di Carlo le ha custodite proprio gelosamente. E la Cineteca di Bologna, che in questi giorni presenta una retrospettiva dell’opera di Carlo Di Carlo pianificata da lui stesso, saprà proporcele presto con l’importanza che meritano.

Carlo Di Carlo ha vissuto accanto a Pasolini momenti unici e irripetibili. Come quando lo accompagnò al Tribunale di Latina, ad un processo-farsa in cui Pier Paolo era accusato di una rapina ai danni di un benzinaio del Circeo. “Fu un’esperienza -raccontava Carlo- davvero sconvolgente. Pasolini era seduto sul banco degli imputati e l’aula era gremita di fascisti che inveivano contro di lui gridando insulti raccapriccianti e minacciando di ucciderlo. In quella folla feroce, c’erano anche uomini in divisa, dell’esercito e della polizia. E il giudice faceva finta di niente. Non ha mai detto una parola, non ha mai mosso un dito contro di loro. Era un incubo, che non sono mai riuscito a dimenticare”.
David Grieco

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