di Marco Spagnoli
@marco_spagnoli
Gli Oscar hanno sempre premiato i film di impegno civile, ma quest’anno ben quattro premi sono andati a produzioni relativamente piccole in grado di raccontare storie di grande impegno, innovando uno dei filoni che rende il cinema un’arte tanto importante e rilevante per la nostra modernità, nonché,ovviamente, per le nostre vite.
The Big Short (che avrebbe, per inciso, meritato anche il riconoscimento per il montaggio, andato, invece, a Mad Max) è un film che raccontando Wall Street e il mercato immobiliare, va fino in fondo nell’analizzare la corruzione e l’ipocrisia alle spalle dell’economia americana, in grado di scaricare tutto sulle classi più piccole.
Un film importante e spettacolare nella sua capacità di mostrare il dramma personale di gente onesta dinanzi ad un mondo criminale fatto di banchieri, broker e agenzie governative colluse.
Il caso Spotlight, quantomai attuale viste le audizioni del Cardinale Spell proprio a Roma in questi giorni rispetto ad una serie di casi di pedofilia in Australia, esplora le convivenze e i depistaggi legati alle migliaia di casi di pedofilia avvenuti nell’America del dopoguerra e scoperti da un’importante indagine investigativa del Boston Globe che ha messo a disposizione i suoi giornalisti migliori nel 2001 per ottenere un risultato davvero ‘storico’ portando alla condanna non soltanto di tanti preti pedofili, ma scoperchiando un intricato e vergognoso sistema di connivenze. Gli Oscar per il miglior film e la migliore sceneggiatura lo rendono davvero il film dell’anno in grado di restituire una consolazione ai tanti bambini che hanno sofferto per la pedofilia di preti e la vergognosa copertura della Chiesa cattolica.
Il figlio di Saul è, invece, un racconto spaventoso e sorprendentemente visionario ambientato ad Auschwitz dove un uomo è pronto a tutto pur di dare una giusta sepoltura a quello che dice essere suo figlio nel luogo più ingiusto e orribile della storia dell’umanità. Grand Prix a Cannes, il film ha vinto meritatamente l’Oscar come Miglior film straniero.
Tre film molto diversi tra loro, ma uniti da una sensibilità estetica moderna e, nel caso di The Big Short e Il figlio di Saul, perfino innovativa sul piano strettamente cinematografico. Un modo di raccontare la verità e i suoi orrori, l’attualità e le sue tragiche debolezze che merita un plauso per l’impegno e il talento visionario.
Tre film da non perdere e che, fortunatamente, sono ancora nelle nostre sale per essere ‘recuperati’.
Qui l’intervista al protagonista de [i]Il Figlio di Saul[/i], Geza Rohrig.