Intervista a Géza Röhrig
di Marco Spagnoli
@marco_spagnoli
L’attore ed artista ungherese Géza Röhrig racconta la sua esperienza nel film diretto da László Nemes che dopo la vittoria a Cannes e il Golden Globe potrebbe addirittura arrivare all’Oscar per il migliore film straniero.
Giudicato subito come un’assoluta rivelazione all’ultimo Festival di Cannes, poi insignito del Gran Premio della Giuria e osannato come un capolavoro dalla critica di tutto
il mondo, “Il figlio di Saul” è uno degli eventi cinematografici più attesi della stagione.
“Saul Ausländer (Géza Röhrig) fa parte dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli altri prigionieri. Mentre lavora in uno dei forni crematori, Saul scopre il cadavere di un ragazzo in cui crede di riconoscere suo figlio. Tenterà allora l’impossibile: salvare le spoglie e trovare un rabbino per seppellirlo. Ma per farlo dovrà voltare le spalle ai propri compagni e ai loro piani di ribellione e di fuga.”
Un grande capolavoro che sfuggendo al ‘genere Shoah’ è eccezionale sia sul piano cinematografico che narrativo, aprendo una serie di domande che arrivano a porre la domanda rispetto a che cosa è giusto fare nel luogo più ingiusto del mondo.
Un film straordinario che per la prima volta mette in scena il rumore assordante della fabbrica della morte di Auschwitz.