Rising Star: Davide Gagliardini

Nuovo appuntamento con i volti emergenti di Rising Star. Il protagonista di questa settimana è Davide Gagliardini

Rising Star: Davide Gagliardini
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17 Dicembre 2015 - 12.04


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di Nicole Jallin

Lui sulla scena è salito come tecnico. Lui la recitazione l’ha incontrata al rovescio. Lui, Davide Gagliardini, trentenne romano, menzione speciale “Premio delle Arti” 2011 al Festival di Spoleto, attualmente “espatriato” a Parma dove collabora da tre anni con la Fondazione Teatro Due, il mestiere dell’attore l’ha cominciato innamorandosi, senza previsione e senza resistenze, delle assi, delle luci, delle corde, dei costumi: del teatro. E il palco, quello del trasteverino Teatro Belli di Antonio Salines e Carlo Emilio Lerici (che lo ha poi diretto in “L’Educazione Parlamentare”, “I veri fantasmi”, “Ronzii nella testa”, “Sto un po’ nervosa”), lo ha vissuto, respirato, abitato dapprima come “addetto ai lavori”, guardando spettacoli su spettacoli, giorno per giorno, dal punto di vista privilegiato e privato del dietro le quinte: «Non era nei miei piani fare l’attore. Poi la mia insegnante di greco, appassionatissima di teatro antico, mi spronò a partecipare a un laboratorio teatrale condotto da Lerici e Francesca Bianco. Giunsero i primi riscontri positivi, i primi applausi, e con essi la voglia di fare l’attore. E fu così che iniziai: come elettricista al Belli, e ne sono felicissimo. Sono molto legato a quel teatro perché mi ha insegnato a prendermi cura della scena, ad affrontare difficoltà e le differenze di allestimento che, soprattutto quando si cambiano strutture, possono influire sulla resa dello spettacolo. Sì, lì ho conosciuto l’amore per la scena in tutte le sue forme. Un amore che stava nascendo dal basso, travolgente. Non potevo ignorarlo. Non volevo ignorarlo».

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Poi è arrivato l’ingresso all’Accademia “Silvio d’Amico”, gli stage e i laboratori con conseguenti contatti didattici con Lorenzo Salveti, Monica Vannucchi, Francesco Manetti, Lilo Baur, Kristin Linklater, Alessandro Fabrizi, Charlotte Munkso, Owen Lewis, Luigi Lo Cascio, Massimo Popolizio, Susan Main, Massimiliano Farau, Peter Stein, Luca Ronconi.

Studio e lavoro, dedizione e passione: così alle platee Davide si fa conoscere con veemente generosità interpretativa negli spettacoli diretti da Marcello Cotugno “Corti Teatrali” e “Corti teatrali LGBT”, “X-Y Redux”, “Altri Amori” e “Atri Amori- 2”; in titoli ascrivibili a Marco Baliani come “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” e “Spiritati racconti”; in “7 Sogni”, “Soul 3”, “ Io e Mamma”, per testo e regia di Alessandro Fea; e ancora ne “I masnadieri” diretto da Gabriele Lavia, “Cyrano de Bergerac”, regia di Carlo Sciaccaluga, “In cerca d’autore. Studio sui Sei Personaggi” di Pirandello, progetto del Centro Teatrale di Santa Cristina diretto da Luca Ronconi, e nei più recenti “Drakula” diretto da Andràs Urbàn e “Io se voglio fischiare fischio” per regia di Luca Bargagna.

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Importanti poi le presenze nella messinscena di drammaturgie contemporanee con le scritture di Philip Ridley in “Mercury Fur” e “MoonFleece”, nella doppia regia di Carlo Emilio Lerici; “Emergencies” di Martin Crimp, diretto da Massimiliano Farau che firma anche “Lungs” di Duncan Macmillan, da poco reduce del successo al Teatro Bellini di Napoli: «Ho interpretato molti personaggi, e curato a livello tecnico diversi spettacoli (e “Lungs” è certamente quello a cui tengo di più), ma ora vorrei misurarmi con grandi autori, con testi pieni di sentimenti universali che vanno oltre il quotidiano. Vorrei misurarmi con ruoli non adatti a me, che mi facciano sentire scomodo. Ho avuto la fortuna di studiare con importanti Maestri che hanno saputo mostrami i miei limiti. Adesso voglio imparare a vederli da solo, a teatro, in TV e al cinema, con umiltà e realismo. È una crescita fondamentale».

Non c’è infatti solo il teatro nella carriera del giovane attore capitolino. Dopo spot e web series, per il piccolo schermo, Davide recita nella miniserie TV di Rai 1 “Trilussa, storia d’amore e di poesia”, prodotta da Rai Fiction e Titanus; in “Caravaggio. Il corpo ritrovato” per National Geographic e Rai, e nella sitcom in onda su Rai 2 “Zio Gianni”, accanto a Paolo Calabresi. Sul grande schermo lo vediamo ritratto nelle pellicole di “Sei sull’autobus” di Sergio Rubini, “Tonino” di Stefano Calvagna, “Tre giorni dopo” di Daniele Grassetti, e “Smetto quando voglio” di Sidney Sibilia.

Intanto, il prossimo gennaio, gli impegni saranno rivolti ai quattro atti unici (“Catastrofe” di Beckett, “Il linguaggio della montagna”, “Il bicchiere della staffa” e “Il nuovo ordine mondiale” di Pinter) per la regia di Massimiliano Farau e produzione del Teatro Due di Parma: «Sono anche coinvolto in progetti con le scuole e università, per portare il teatro ai ragazzi e trasmettergli la passione per quest’arte. Perché per me, lo ammetto, è una passione dirompente e “pericolosa”: se non spendo quotidianamente delle ore in teatro io sto male, mi sento privare di qualcosa. Niente di mistico: una concreta mancanza emotiva e fisica. Perché quando t’innamori delle cose dal basso, dalla fatica giornaliera nella sua totalità, quell’amore non se ne va più via. Non puoi farci nulla». E lo sapevate che bastano venti centesimi di secondo per innamorarsi? La velocità di un colpo di fulmine. Venti centesimi di secondo, che durano una vita.

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