Young Syrian Lenses, rischiare la vita per raccontare l’orrore di Aleppo

Ad Ancora sarà proiettato il documentario italiano che racconta il lavoro dei giornalisti di Halab News, che resistono nella città distrutta dalla guerra.

Young Syrian Lenses, rischiare la vita per raccontare l’orrore di Aleppo
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9 Marzo 2015 - 14.56


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di Luca Tortolini

Il lavoro di documentazione e trasmissione dei fatti alla comunità internazionale, fatti non distorti e snaturati, è il lavoro quotidiano dei media attivisti di Halab News, il canale di news indipendente di Aleppo. Un lavoro pericoloso, svolto nei luoghi degli scontri, sotto i bombardamenti. Sono passati quattro anni dall’inizio della guerra civile in Siria, eravamo nel marzo del 2011 quando sono cominciate le prime manifestazioni pubbliche per richiedere le dimissioni del presidente Bashar al-Assad, che il 3 giugno 2014 è stato riconfermato presidente nelle elezioni svolte nei territori controllati dal suo governo.

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“Prima di essere media attivisti, siamo tutti ribelli, il nostro impegno nella rivoluzione si è evoluto nell’informazione”. Parla così il reporter Karam Al Halabi, uno dei protagonisti del prezioso documentario “Young Syrian Lenses” (52’) di Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti, sostenuto da Amnesty International sezione Italia.

Il film segue i giovani reporter, mostra le macerie causate dalle bombe lanciate dagli elicotteri delle forze armate del governo siriano, mostra un barile-bomba inesploso, gli stessi barili-bomba (armi non convenzionali) che il presidente Bashar ha sempre negato di usare contro i rivoluzionari (anche recentemente, 10 febbraio 2015, in una lunga intervista per la BBC) ma che diverse associazioni umanitarie accusano di essere state usate, come anche le armi chimiche contro i manifestanti all’inizio delle proteste. Il film mostra come la vita resiste, abituando le persone a persistere nelle condizioni più difficili. Mostra le conseguenze e le reazioni, gli immediati primi soccorsi al cadere delle bombe.

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E ci fa vivere attraverso lo sguardo dei reporter, che sono i primi a muoversi assieme ai soccorsi quando c’è un attacco, quei momenti terribili fatti di paura, di dolore e indignazione mista a impotenza. Una bomba che cade non colpisce solo un obiettivo prefissato; distrugge, massacra e fa morti, feriti e mutilati tra i civili. Fa vivere in uno stato di continua tensione e malessere. E vedere tutto ciò ripreso da una videocamera, quando si è capaci di usarla come nel caso di questo documentario, è molto più forte e intenso di qualunque altro modo di trasmissione dei fatti, siano le fotografie o l’audio o le parole.

Lagattolla e Biagianti (di Ancona il primo, pesarese il secondo) hanno effettuato le riprese tra il 30 aprile e il 9 maggio 2014. Lo hanno fatto con competenza e serietà, rischiando molto. Il risultato finale entra di diritto nella schiera dei lavori (film documentari libri reportage) che devono essere sostenuti e mostrati a quante più persone possibile. Un documentario necessario, che serve a far capire ancora meglio la situazione in Siria.

Questa sera, 9 marzo 2015, alle ore 21:00, al Cinema Azzurro di Ancona (città il documentario sarà presentato alla presenza degli autori e del giornalista Amedeo Ricucci.

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