“Non sarebbe buono nè cattivo. Racconterei solo una storia”. Tra i progetti del regista Abel Ferrara c’è anche un film che racconti la storia di un guerriero della Jihad. Ferrara ha spiegato che “c’è questa possibilità: è da quando sono state abbattute le Torri Gemelle che vivo costantemente questo desiderio”. Quando gli si chiede in quale chiave descriverebbe il soldato jihadista, Ferrara spiega: “Non prenderei mai una posizione ma investigherei, studierei e cercherei di capire. Non ho nessun tipo di pensiero negativo verso nessuno – sottolinea il regista – cerco sempre di trovare il positivo nel mondo e in ognuno, nonostante a volte possa essere davvero difficile”.
“Ma non penso a un terrorista – ribadisce – nè in chiave positiva nè in chiave negativa: semplicemente racconterei una storia”. Quanto all’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo, e al dibattito sulla libertà di espressione che ne è seguito, Ferrara ricorda le parole del direttore Charb: “Lui – spiega Ferrara – disse ‘preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio. È lo stesso messaggio di Pasolini”, sulla cui morte Ferrara ha girato un film. “La libertà di espressione – conclude il regista – è quella cosa per cui si può morire, ma per cui non vale mai la pena uccidere”.
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