Richard Gere presenta Time Out of Mind

L'attore ha raccontato alla stampa la genesi del film: Per me è stata un'esperienza straordinaria, vivere da barbone senza essere riconosciuto per strada.

Richard Gere presenta Time Out of Mind
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19 Ottobre 2014 - 15.25


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Richard Gere ha incontrato la stampa per presentare “Time Out of Mind”, film diretto da Oren Moverman e inserito nella sezione Cinema d’oggi al Festival Internazionale del film di Roma 2014. Prima del bagno di folla ufficiale con il red carpet del divo hollywoodiano, previsto per le 19.00 e la proiezione per il pubblico in Santa Cecilia, l’attore ha potuto parlare con i giornalisti e raccontare quale è stata la genesi del film, di cui è anche produttore: A chi mi chiede come mi è venuta in mente l’idea di realizzare questo film – ha detto Richard Gere – do due risposte: una breve e una lunga. Ma per non annoiare nessuno, darò la risposta media: la sceneggiatura di Time Out of Mind mi è stata inviata più di dieci anni fa, ma non pensavo di poterlo realizzare in quel momento della mia vita. Tra l’altro lo script è stato scritto alla fine degli anni ’80 ma, quando l’ho riletta anni dopo, mi sono reso conto che la storia aveva ancora un corrispondenza con l’attualità. Non riuscivo proprio a togliermi dalla testa quella sceneggiatura. Dopo aver incontrato Oren Moverman e averci parlato gli ho detto: ‘So che sei impegnato e soprattutto so che costi molto, ma devi assolutamente leggere e riscrere questo script’. Lui allora mi ha detto: ‘Inviami tutto’ e si è appassionato anche lui al progetto. Questa pellicola non si sarebbe potuta realizzare se non fossi stati noi due in perfetta sintonia.

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Nel film Gere interpreta un barbone che vive alla deriva nella città di New York. L’attore ha spiegato le difficoltà che ha incontrato sia come attore che come produttore per la realizzazione della pellicola: “Per girare questo film ci abbiamo messo solo 21 giorni: avevamo poco tempo e pochi soldi. Io e Moverman avevamo un concetto in mente: girare per strada il film. Nessuno doveva vedere le telecamere, che erano nascoste su palazzi, negozi, case: tutto è stato girato grazie al teleobiettivo e a volte la macchina per le riprese era lontanissima da dove ero io. Era però fondamentale che nessuno mi riconoscesse per strada, altrimenti le riprese sarebbero state rovinate. Per questo abbiamo fatto un giorno di prove: io vestito da barbone in giro per New York e nessuno, ripeto nessuno, mi ha mai riconosciuto. Allora abbiamo capito che il film si poteva iniziare a girare”.

Dal punto di vista della prova recitativa “per me è stata un’esperienza incredibile – ha rivelato -. Io solitamente, come qualsiasi persona famosa, sono sempre riconosciuto per strada, ma stavolta mi sono dovuto immedesimare in un personaggio invisibile anzi, peggio ancora, mi sono ritrovato nella realtà dei tossici, persone di cui non importa niente a nessuno.

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“Time Out of Mind”, come si può notare, è una pellicola lontana dal cinema hollywoodiano, qualcosa che si avvicina di più alle produzioni indipendenti: “Secondo me il futuro dei film seri è fuori dagli studios cinematografici tradizionali – ha sottolineato Richard Gere -. Le migliori sceneggiature che oggi leggiamo sono quelle dei film indipendenti, pellicole che hanno budget tutti inferiore ai 5 milioni di dollari. La cosa curiosa è che prima questi film erano prodotti dalle major: adesso invece non sono più interessate perché non si fanno più soldi con questi prodotti e nessuno si arricchisce. Certamente però il milgior cinema degli ultimi anni è proprio quello che arriva da questo tipo di produzioni”.

Infine un siparietto divertente. Mentre stava rispondendo alle domande, in sala Petrassi è entrato un ospite inaspettato: un pipistrello. Con tutta la sala, che ha distolto l’attenzione dall’attore per guardare l’animale che svolazzava, RIchard Gere ha dichiarato: “Pensate un po’ che cosa direbbe questo pipistrello se sapesse quanta attenzio ha attirato su di sè: è più importante di me”.

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