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Ricordando France Gall, icona pop francese

La cantante protagonista dei favolosi 60 in Francia, si è spenta per un tumore. Simbolo della generazione ye ye, aveva vinto l'Eurofestival. Il successo in Italia con Sanremo

Ricordando France Gall, icona pop francese
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8 Gennaio 2018 - 10.58


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France Gall non c’è l’ha fatta, ha perso a soli 70 anni la sua battaglia contro quello che veniva definito “il male del secolo” e che ultimamente l’aveva allontanata dal pubblico dopo il grande ritorno sulle scene con la commedia musicale “Resiste”. Era un’artista della generazione ye-yè, quella che esplose a metà degli anni Sessanta in tutta Europa accompagnando la trasformazione del costume fino ai bagliori della rivolta studentesca del 68.

Bionda, capelli a caschetto, sorriso smagliante e minigonna d’ordinanza, faceva parte di quel gruppo di giovanissime francesi con tanta passione per la musica che avevano un sogno comune, cantare e rendersi indipendenti, emanciparsi dal ruolo di ragazze di famiglia e cercare di affermarsi nella carriera artistica.

Un drappello di debuttanti nel mondo dello spettacolo d’Oltralpe che aveva come guida carismatica l’affascinante Francosie Hardy, icona di una generazione anticonformista e sognatrice e come componenti amiche-rivali come Sylvie Vartan, la scatenata Sheila e ovviamente la petit France. Tutte brave e destinate ad una grande carriera.

Appena sedicenne, nel 1963, France Gall scalò le classifiche dei dischi più venduti in Francia con la canzone “Ne sois pas si bête”. Nel 1965 vinse l’Eurofestival Song Contest, svoltosi a Napoli, con un brano da Serge Gainsbourg, ex della Bardot con cui collaborava in quel periodo, dal titolo “Poupée de cire, poupée de son”, di cui interpretò la versione italiana dal titolo “Io si, tu no” che andò molto bene e la fece conoscere anche da noi.

La partecipazione di Gall all’Eurofestival, sotto la bandiera del Lussemburgo, risultò un particolare episodio negativo per la sua carriera in Francia, tant’è che la cantante dall’anno dopo, il 1966, incise sopratutto canzoni in tedesco prodotta da Giorgio Moroder, futuro mago della musica da discoteca, fino al 1972.

In Italia il successo arrivò nel 1969, quando partecipò al Festival di Sanremo in coppia con Gigliola Cinquetti per presentare il brano “La pioggia” firmato da Pace, Conti e Panzeri, un pezzo brillante che vendette moltissimo grazie proprio alla interpretazione briosa de “la francesina” come veniva chiamata dai media nostrani.

La sua verve non passò inosservata al pubblico in quella storica edizione del festival vinto da Bobby Solo e la Zanicchi con “Zingara” e che vide in gara tra gli altri, artisti come Gabriella Ferri e Stevie Wonder con “Se tu ragazzo mio”, Lucio Battisti e Wilson Pickett con “Un’avventura” e i Rokes e Nada con “Ma che freddo fa” e la notorietà acquisita con la partecipazione alla kermesse favorì la sua partecipazione alle varie trasmissioni televisive dell’epoca. 

Fidanzata con Claude Francois uno degli idoli di Francia, sotto i riflettori della stampa specializzata per la sua spensierata giovinezza e protagonista degli avvenimenti cultural mondani, la Gall che era figlia d’arte dopo il boom dei due decenni d’oro per la canzone, i 60 e 70, quelli in cui i dischi si vendevano a palate, finì all’angolo. Poi, grazie al marito, il paroliere Michel Berger, riuscì a recuperare il suo posto nel dorato mondo dello spettacolo facendo innamorare di nuovo i francesi.

Il pubblico così si riappropriò di quel mito di una stagione irripetibile, tornando ad amarla. La segue nelle sue vicende familiari, le sorride quando diventa mamma dei due figli Pauline Isabelle nel 1978 (scomparsa poi nel ’97 a causa della mucoviscidosi) e Raphael Michel nel 1981, la apprezza mentre torna sul palcoscenico e la sostiene nelle sue campagne umanitarie a favore dell’Etiopia e del Mali. Ed ora, sconsolato la piange ricordando di essere cresciuto con lei e le sue canzoni senza tante pretese ma che rendevono la vita più facile.

 

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