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Jerry Pournelle, quando la fantascienza incontrò i militari

Ci lascia l'autore americano, 84 anni, pioniere di un genere che esaltava l'esercito. Dietro quest'ottica non tanto l'ideologia ma semmai l'idealismo ingenuo della frontiera

Jerry Pournelle, quando la fantascienza incontrò i militari
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9 Settembre 2017 - 14.34


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di Enzo Verrengia

La politica c’entra eccome con la fantascienza. Lo scoprirono i lettori delle famose riviste americane Galaxy  e If. Nei rispettivi numeri dell’agosto 1968 vi comparvero due pagine a pagamento, l’una di fronte all’altra. Sulla prima si auspicava che gli Stati Uniti rimanessero a combattere nel Vietnam, per opporsi al rischio di una vittoria comunista. Sulla seconda si invocava il ritiro delle truppe di Washington dal sud est asiatico. Ciò che colpiva era il doppio elenco dei firmatari. Si vedeva così il sommo Isaac Asimov schierato con i pacifisti e l’altrettanto noto Poul Anderson dalla parte dei bellicosi.

Jerry Pournelle, classe 1933, se n’è andato oggi lasciando un’eredità decisamente controversa. Il suo ciclo di romanzi, firmato in larga parte con Larry Niven, s’impronta all’esaltazione dei valori che fanno ogni esercito. Onore, eroismo, sprezzo del pericolo, implacabile decisione di sconfiggere gli avversari, siano coloni terrestri ribelli o alieni. Ma non si scambi la sua visione per riduttivo manicheismo.

Pournelle lavorò per 15 anni al programma spaziale americano e conobbe di persona la burocrazia fallimentare delle ingerenze governative. La stessa che, secondo lui, prima o poi avrebbe messo nei guai l’intera specie umana. Per questo, passando al giornalismo divulgativo, si occupò di survivalismo, un tema molto sentito negli Stati Uniti, dove milioni di persone comprano bunker antiatomici e si preparano all’apocalisse. Quando in seguito Pournelle iniziò a scrivere romanzi, inventò un futuro sotto l’egida del CoDominium. Si tratta di una federazione tra americani e russi di portata esclusivamente militare, senza la tradizionale contrapposizione della guerra fredda: capitalismo contro economia di piano alla sovietica. Il personaggio di Falkenberg il Mercenario è un soldato del domani dedito al compito di vincere sul campo, ad ogni costo.

Il capolavoro di Pournelle e Niven, però, non rientra in questo ciclo. Si tratta de Il giorno dell’invasione, pubblicato alla metà degli anni ’80, sulla scia del successo di Tom Clancy, l’inventore del thriller tecnologico. Così Pournelle e Niven ipotizzano che la Terra subisca l’attacco di creature dai tratti elefantini, intenzionate ad assoggettare questo pianeta per sopravvivere a loro volta. Al governo federale americano e al soviet supremo, non ancora caduto, non resta che allearsi per battere gli estranei.

La lezione che lascia Pournelle, dunque, non ha a che fare con l’ideologia, semmai con l’idealismo ingenuo della Frontiera, in cui le asperità del suolo e delle genti non lasciava spazio al politicamente corretto. Per lo scrittore, la fantascienza era uno strumento di dilatazione degli orizzonti limitati e di apertura alla conoscenza. La quale non può certo ridursi alla consultazione della rete. Conquistarla comporta dei costi, dei rischi, delle sfide che Pournelle vedeva bene accorpate nello spirito eroico delle formazioni militari istituzionali. Il contrario delle milizie armate e dei suprematisti bianchi che stanno infangando gli Stati Uniti. Nel CoDominium di Pournelle non vi sono distinzioni di razza, di pelle, di lingue. Vige un multiculturalismo armonizzato dalla dedizione al dovere.

Peccato che nessuno o quasi dei nuovi autori di fantascienza, non solo americani, sembra capace di raccoglierne il testimone.

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