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Il mio Blade Runner dedicato a Ridley Scott e Philip K. Dick

Parla il regista Denis Villenevue anticipando le atmosfere del film-evento 2017 nelle sale dal 5 ottobre. "Ho lavorato ad un progetto grandioso, la più grande sfida artistica della mia vita"

Il mio Blade Runner dedicato a Ridley Scott e Philip K. Dick
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Marco Spagnoli Modifica articolo

4 Ottobre 2017 - 18.42


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Blade Runner 2049 è ambientato trenta anni dopo gli eventi raccontati nell’originale. In questa epoca chi ha potuto viaggiare nello spazio e andare a vivere nelle colonie lo ha già fatto. Sulla Terra sono rimasti alcuni umani. Il mondo di questo film è devastato dal punto di vista dell’ecologia e quindi è diventato inospitale e duro.”

Denis Villenevue descrive così le premesse del film che arriva dopo l’originale di Ridley Scott. Il canadese firma un film importante e riuscito, all’altezza del suo predecessore e – comunque – in linea con le premesse del pensiero di Philip K. Dick. Il regista di The Arrival Denis Villenevue si impone come un autore di primissimo piano con una visione chiara e lungimirante che ha già convinto la critica di tutto il mondo.
“Il racconto è abbastanza da incubo – aggiunge Villenevue – Per quanto abbiamo voluto ricreare ed espandere le premesse visive dell’originale, il pianeta che vediamo raccontato ha sofferto un black out tecnologico in cui tutti gli hard disk sono stati cancellati e la maggior parte dell’umanità ha perso la sua memoria digitale.”  Una scelta narrativa che oltre a intimorirci per l’evenienza in cui anche i nostri ricordi possano disintegrarsi, ha anche una motivazione tecnica “Beh gli sceneggiatori sono stati molto intelligenti a proporre qualcosa del genere. Vedere un detective che sta su Google tutto il tempo per le indagini  non risulta troppo cinematografico”, aggiunge Villenevue, scherzando.

In Blade Runner 2049 a muovere i fili del racconto è l’agente K della Polizia di Los Angeles (Ryan Gosling) che scopre un segreto sepolto da tempo in grado di far precipitare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo spinge verso la ricerca proprio di Rick Deckard (Harrison Ford), l’ex-blade runner della polizia di Los Angeles sparito nel nulla da tanto tempo. “Come regista non avrei mai pensato di lavorare in qualcosa di così grandioso e – ovviamente – pericoloso. Per me un’esperienza senza precedenti che, spesso, mi ha fatto mettere in discussione me stesso e il mio lavoro, ma il risultato, credo potrà confermare di essere all’altezza delle aspettative. E’ stata la più grande sfida artistica della mia vita e della mia carriera.”

Ci sono voluti diversi anni prima che Blade Runner avesse un seguito: un’idea che il regista Ridley Scott accarezzava da tempo (si è parlato a lungo di una sceneggiatura intitolata Metropolis, che sarebbe stata ambientata nei mondi delle colonie citati nell’originale e anche in questo film). Tony Scott,  recentemente scomparso, ha lavorato per qualche tempo insieme al fratello Ridley al progetto di un prequel intitolato Purefold; è stato, però, solo all’inizio di questa seconda decade degli anni Duemila che il nuovo Blade Runner ha avuto uno sviluppo prendendo le mosse da quella che era la storia originale ispirata al lavoro e alla visione di Philip K. Dick.  Scott, però, nel frattempo, ha ceduto il posto al regista canadese. A proposito del protagonista Ryan Gosling, Villenevue conclude: “E’ un attore che porta in dote al personaggio una forte presenza scenica e un grande carisma. E’ un interprete che riesce ad esprimere una grande varietà di emozioni e che ha avuto tutto il suo film sulle sue spalle.”

Oltre al ritorno di Harrison Ford il film annovera Jared Leto nei panni del Manager che ha rilevato la società produttrice di replicanti, nonché un nutrito cast femminile: Sylvia Hoeks, Robin Wright,  Ana de Armas,  Sallie Harmsen Hiam Abbass, Mackenzie Davis.

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